mercoledì 4 febbraio 2009

LA MEDITAZIONE FRANCESCANA Gv 8,1-11 - L'adultera

LA MEDITAZIONE FRANCESCANA (Gv 8,1-11)

1. Preghiera iniziale

2. Lettura del brano della Bibbia

La donna adultera

1 Gesù si avviò allora verso il monte degli Ulivi. 2 Ma all'alba si recò di nuovo nel tempio e tutto il popolo andava da lui ed egli, sedutosi, li ammaestrava. 3 Allora gli scribi e i farisei gli conducono una donna sorpresa in adulterio e, postala nel mezzo, 4 gli dicono: "Maestro, questa donna è stata sorpresa in flagrante adulterio. 5 Ora Mosè, nella Legge, ci ha comandato di lapidare donne come questa. Tu che ne dici?". 6 Questo dicevano per metterlo alla prova e per avere di che accusarlo. Ma Gesù, chinatosi, si mise a scrivere col dito per terra. 7 E siccome insistevano nell`interrogarlo, alzò il capo e disse loro: "Chi di voi è senza peccato, scagli per primo la pietra contro di lei". 8 E chinatosi di nuovo, scriveva per terra. 9 Ma quelli, udito ciò, se ne andarono uno per uno, cominciando dai più anziani fino agli ultimi. Rimase solo Gesù con la donna là in mezzo. 10 Alzatosi allora Gesù le disse: "Donna, dove sono? Nessuno ti ha condannata?". 11 Ed essa rispose: "Nessuno, Signore". E Gesù le disse: "Neanch`io ti condanno; va' e d'ora in poi non peccare più". (Gv 8,1-11)


3. Meditazione

* rievocazione della scena biblica

La scena con l'adultera, io la immagino così:

Già durante la notte si respirava l’aria dello scandalo. I farisei e gli scribi non dormivano, ma stavano insieme e parlavano di Lui, che dava loro tanto fastidio. Mentre Gesù rimaneva sul Monte degli Ulivi, una donna giaceva con un uomo, che non era suo marito.

La folla
Non è la prima volta che gli scribi e i farisei cercano di mettere Gesù alla prova. La loro relazione era sempre stata tesa. Uno degli più importanti scopi del loro zelo, insieme all’osservanza scrupolosa della Legge di Dio, era condannare alla morte quell’Uomo, che insegnava alla gente in modo diverso e distruggeva l’autorità degli scribi e dei farisei. Ma adesso erano convinti di aver ragione. Conoscevano la Legge:

Se uno commette adulterio con la moglie del suo prossimo, l’adultero e l’adultera dovranno esser messi a morte (Lv 20,10),

Come anche in un altro brano della Legge:
20 Ma se la cosa è vera, se la giovane non è stata trovata in stato di verginità, 21 allora la faranno uscire all`ingresso della casa del padre e la gente della sua città la lapiderà, così che muoia, perché ha commesso un`infamia in Israele, disonorandosi in casa del padre. Così toglierai il male di mezzo a te. 22 Quando un uomo verrà colto in fallo con una donna maritata, tutti e due dovranno morire: l`uomo che ha peccato e la donna. Così toglierai il male da Israele. 23 Quando una fanciulla vergine è fidanzata e un uomo, trovandola in città, pecca con lei, 24 condurrete tutti e due alla porta di quella città e li lapiderete così che muoiano: la fanciulla, perché essendo in città non ha gridato, e l`uomo perché ha disonorato la donna del suo prossimo. Così toglierai il male da te. (Dt 22,20-24)

Che contrasto tra i nobili, vestiti nel modo elegante prescritto dalla Legge di Mosè, e la donna quasi nuda! Sembrano due mondi diversi, sacrum e profanum, “buono” e “cattivo”, i giudici e la giudicata. Davanti agli occhi di Gesù le divisioni non esistono. Sono tutti uomini poveri, anime senza luce, che hanno bisogno del pastore.

Quale era il motivo dell’atteggiamento dei farisei e degli scribi? Il vero, puro zelo che conduce all’incontro con Dio? Bisogna sapere, infatti, che i farisei non avevano il reale proposito di uccidere la donna, perchè non volevano peggiorare i loro rapporti con gli occupanti romani, i quali riservavano per loro la pena di morte. Nutrivano piuttosto il desiderio di mettere il Maestro alla prova, per stimolare la distruzione della sua autorità nel caso avesse preso la decisione sbagliata. Se, dunque, Gesù avesse deciso di uccidere la donna secondo la Legge di Mosè, lo avrebbero accusato davanti ai Romani-occupanti. Al contrario, se avesse deciso di non ucciderla, lo avrebbero proclamato davanti a Israele un Maestro deviante che non osservava la Legge di Mosè.

La folla è agitata, infiammata. La donna nuda tra gli uomini nobili rafforza il clima di scandalo. A quello strano corteo giungono anche gli altri uomini incuriositi, incontrati per caso lungo la strada verso Gesù. Anche se non sanno di che cosa si tratta, si associano alla stranissima processione degli scribi e dei farisei. Nella folla sono anonimi, non c’è responsabilità. Questo è un avvenimento che non possono perdere. Di quello scandalo si parlerà, e loro vogliono aver qualcosa da dire.

Le grida della folla diminuivano. Tutti aspettavano la risposta di Gesù. Mentre lui taceva, loro insistevano, impazienti, aspettando una risposta che facesse scalpore. Si arrabbiavano perché Lui sembrava non voler parlare con loro, non voler saziare il loro desiderio di parole che creassero uno scandalo. La folla vuole il sangue, ma è Gesù che rimane il Signore della situazione.

Nessuno della folla sapeva che cosa Gesù stesse scrivendo per terra. Ma Lui scriveva parole. Le sue parole, le parole di Dio. La gente era troppo infuriata per leggere queste parole. Nessuno della folla si avvicinò per leggere. Le parole in questo modo sono rimaste non scoperte, non lette, non vissute, sconosciute.

I loro occhi erano chiusi alla parola scritta. Perciò Gesù attendeva il silenzio, per toccare almeno le orecchie degli ascoltatori. Quando si calmò la loro agitazione, finalmente furono pronti per ricevere il dono della parola di Dio: "Chi di voi è senza peccato, scagli per primo la pietra contro di lei".

Gesù si chinò e continuò a parlare loro con le parole scritte. Ma loro si erano allontanati. Nessuno si avvicinò per leggere. Nessuno si avvicinò per incontrare Gesù Misericordioso. Nessuno di loro si avvicinò per ricevere, insieme con la donna, il perdono dei peccati. Sono tornati alla loro realtà con il sentimento dei vinti. Non hanno trovato Dio.

“Rimase solo Gesù con la donna là in mezzo“ – dice il Vangelo. Gesù però non rimase solo con la donna in quel luogo. C’era un’altra folla che li guardava, mettendosi accanto. Erano coloro, che quel giorno erano andati da Gesù nel Tempio, per ascoltarlo. Sono stati degli spettatori discreti di tutta questa scena, contemplatori delle parole di Gesù, lievito della Chiesa. La donna perdonata fu riammessa nella comunità degli altri peccatori-ascoltatori del Maestro.

La donna
Come si sentiva sola tra tutta quella gente che gridava, piena di odio e che desiderava solo che la legge venisse brutalmente applicata. Era al centro degli avvenimenti, lei con il suo peccato, abbandonata dai vicini e dall’amante. Era sola al centro dell’accusa, al centro dello scandalo. Lei che ancora ieri nel suo ambiente era vista come donna di buona reputazione, con tutta la dignità femminile, con onore che è proprio della fidanzata, della sposa, della moglie, con tutto il rispetto da parte della gente e della propria famiglia.

Ma chi era lei di fatto? Non si parla di una prostituta, ma, dal genere di condanna, si deduce che si può trattare di una donna fidanzata oppure di una moglie.

A causa del suo peccato viene distrutta tutta la sua famiglia, la relazione con suo marito e forse anche quella con i suoi bambini. Il suo peccato, anche se commesso di nascosto, colpisce tutto il suo ambiente. Non riesce a dominare e diminuire la potenza distruttiva del peccato.

La donna non ha niente da perdere. Paralizzata dal terrore e dalla vergogna non scappa, non si difende. E’ stata trovata in flagrante. La vergogna l’ha umiliata, ha svuotato il suo cuore da tutto il suo orgoglio e l’ha resa pronta ad accettare qualsiasi soluzione. E’ fermamente convinta, vedendo le pietre nelle mani dei furibondi nobili, che da un momento all’altro le verrà inflitto un colpo mortale. Ma privata della sua dignità, è anche preparata ad accettare il perdono.

L’adulterio è il peccato della coppia. Dove è il maschio? Sembra che ai farisei non interessi il ruolo di quell’uomo. E’ rimasto al margine di tutta questa storia. Probabilmente è rimasto lì, nel posto in cui sono stati trovati. E, contento di aver salvato la propria pelle, non si preoccupa della sfortuna di questa donna privata della sua dignità. Anche se la amava, adesso preferiva salvare la propria vita.

La donna diventò la vittima, uno strumento nella mano dei farisei-maschi. Loro non si preoccupavano della sua dignità. Di fatto non si preoccupavano neanche del suo peccato. Per loro contava soprattutto la volontà sottinteso di accusare Gesù. In questa situazione Maestro di Nazareth diventò il primo femminista.

La donna aspettava il colpo mortale della pietra con la faccia nascosta nella polvere della terra. Restava così coprendo la sua nudità. Era colpevole e lo sapeva. Faceva l’unica cosa possibile: piangeva in silenzio. Non erano lacrime dettate da un atto di dolore perfetto, ma erano le lacrime della vergogna e del sentimento dell’impotenza, nell’attesa di essere ammazzata. Era infatti troppo terrorizzata ed agitata per fare delle pie riflessioni, con pensieri e preghiere. Aspettava impaurita.

Le grida della folla diminuirono. La donna era consapevole, che da lì ad un attimo sarebbe morta. Ma c’è ancora un’ultima speranza d’aiuto. Forse quel Gesù di Nazareth l’avrebbe difesa dai giudici? Si stupì nel sentire le parole di Gesù: "Chi di voi è senza peccato, scagli per primo la pietra contro di lei". Ecco la fine. Lui l’ha consegnato nelle mani dei giusti, cioè nelle mani dei farisei. La donna aspettava la prima pietra. Il primo colpo sarebbe stato mortale! Strinse gli occhi…

Il silenzio dopo le parole di Gesù si prolungò. La donna sentì un suono basso, da “molto” lontano, della prima pietra, e poi della seconda e altre pietre, che, l’una dopo l’altra, venivano gettate direttamente sulla sabbia. Non capiva ancora, che cosa era accaduto. Rimanendo con la faccia nella sabbia riconobbe il rumore dei passi della gente che si allontanava. Non ci credeva ancora: “Ma non mi hanno uccisa?”

La donna sapeva, che nel Tempio di Gerusalemme si celebrava ogni tanto la liturgia dell’espiazione durante la quale si chiede perdono a Dio e si uccide un’animale per riceverlo. Tra l’uomo e Dio interviene il sangue di un agnello, per avvicinarsi a Lui. Ma lì non c’era nessun animale. Era soltanto la donna “in mezzo” e Gesù, l’Agnello Vero. Sono rimasti soli. La liturgia del perdono cominciò, così, ad essere celebrata.

"Donna, dove sono? Nessuno ti ha condannata?" Gesù sapeva bene dov’erano andati tutti, ma si rivolse alla donna, come per dire: Hai visto? Non temere! Non esiste nessun uomo, che possa condannare. Il peccato tocca tutti. Ma tu sei l’unica pronta a ricevere il perdono.

"Neanch`io ti condanno; và e d`ora in poi non peccare più". Gesù in poche parole le ha indicato il cammino nuovo. La donna deve lasciare definitivamente il peccato. Il peccato della donna è stato cancellato, come anche le sue conseguenze.

La donna incontrò Iddio, riconobbe Iddio, il gran Liturgo, nella sua misericordia. Trovò la Persona che non condanna il peccatore, ma gli restituisce la dignità. La Persona che non considera il peccato, ma lo perdona. Trovò l’amore incarnato, che opera nel dolore del peccato, in tutte le sue dimensioni, per dare il ristoro e la guarigione. Dopo la ferita rimane soltanto la cicatrice gloriosa.

La peccatrice rimane una Donna Senza Nome, perche io possa metterci il mio nome.

Gesù
Egli, che conosce tutto, conosceva gli avvenimenti di questo giorno, prima che accadessero. Ne ha parlato con Padre la notte precedente, sul Monte degli Ulivi. Continuava ad aspettarli serenamente, mentre stava ammaestrando la folla nel Tempio.

Vedendo arrivare la folla urlante, Gesù interrompe il suo discorso ai presenti e si alza. Sentì le accuse degli scribi e dei farisei contro la donna. Rimase di fronte a loro in silenzio, perché non erano ancora pronti per sentire la sua parola. Anzi, parlò loro con la parola scritta. Ma neanche così trovò qualcuno pronto a riceverla.

Gesù scrivendo in terra ha abbandonato la folla. Ha distolto la sua attenzione. Non guardava né la folla, né la donna imbarazzata, che tutti gli altri “divoravano” con lo sguardo. Non sembrava presente. Lo scandalo sembrava di non interessarlo. Quello che Gesù vide in questa folla non era visibile con gli occhi umani.

Quello che vedevano tutti, era la folla, la donna seminuda, le mura del Tempio – del luogo santo del Signore, l’aria fresca del mattino. Gesù però con il suo silenzio li invitava di entrare in una dimensione invisibile, spirituale. Li invitava di riconoscere la sua presenza, la presenza di Dio vero nel suo Tempio.

Gesù scrive con un dito per terra. E’ il suo autografo, autografo di Dio vero. Israele ha ricevuto già nella storia un autografo di JHWH (Jahwe). Dice il Libro dell’Esodo: “Quando il Signore ebbe finito di parlare con Mosè sul monte Sinai, gli diede le due tavole della Testimonianza, tavole di pietra, scritte dal dito di Dio” (Es 31,18). La fortuna delle prime tavole non fu duratura: le parole di Dio non vennero mai lette dagli uomini. Mosè le spezzò. Anche le parole di Gesù scritte sulla sabbia, il nuovo autografo di Dio, rimasero sconosciute. Ma Dio non ha smesso di rivelarsi; Jahwe per mezzo delle labbra del suo Figlio, ripete il suo Nome. Nel brano seguente del Vangelo Gesù parla di se stesso, similmente come Jahwe nel libro dell’Esodo: Io Sono (Gv 8,24). Rivela di nuovo la sua identità. E’ l’identità dell’amore misericordioso.

Quando Gesù sollevò il capo, si azzittirono. C’era talmente tanto silenzio, che si sentiva il pianto della donna. Le parole di Gesù vennero pronunciate udibilmente, con molta calma, senza accusa, ma con tanta preoccupazione, come si preoccupa un padre per i figli. "Chi di voi è senza peccato, scagli per primo la pietra contro di lei".

Gesù non pensava al loro esame di coscienza. Sapeva già il risultato di quell’esame. Di nuovo rivolse a loro la discreta parola scritta per terra. Ma loro vedevano soltanto i loro peccati e se ne andarono. Devono fare un’altra celebrazione della liturgia d’espiazione per poter cancellare i loro peccati. Nessuno è rimasto per ricevere il perdono vero. L’unica persona ben preparata per l’incontro con la Misericordia era la donna, in tutta la sua miseria.

Davanti a lei Gesù rivela la sua maestà. Guardò nei suoi occhi, arrossati dalle lacrime. Gli occhi di Gesù sono tanto comuni, tanto umani... Dio la guardò negli occhi con i suoi occhi solidissimi, e ritrovò una figlia. Era uno sguardo pieno di bontà, ma anche severo, paterno. Le restituì la sua dignità. Tutti i suoi ascoltatori presenti là, dietro le sue spalle, pensarono che le aveva salvato la vita. Ma lei sapeva che Lui aveva fatto molto di più.

La donna conosceva Dio. Almeno così pensava. Era credente, praticante. Pregava. Partecipava alla liturgia nel Tempio. Ma tutto questo le sembrava tanto artificiale prima di quel momento, prima del momento dell’incontro con il Maestro di Nazareth. Ma chi è Costui? Chi è quell’Uomo che le dice: "Neanch`io ti condanno; và e d`ora in poi non peccare più"?

* identificazione nella scena (io al centro degli avvenimenti)

Come mi trovo ad essere:
- nella folla
- tra gli ascoltatori di Gesù
- al posto della donna
- al posto di Gesù

* riferimento del testo biblico alla propria vita

Cosa mi ha colpito in questo testo del Vangelo/della meditazione? Perché mi ha colpito?
Quale mia ferita (sentimento, peccato, vantaggio) è stata toccata?
Come mi trovo davanti agli occhi di Gesù? Come mi vede Gesù? Che cosa Lui chiede da me? Cosa posso fare per rispondere alla Sua richiesta?

4. Ringraziamento

* preghiera di ringraziamento a Dio per la scoperta della verità su Dio e su me stesso

* lodi a Dio per la grazia ricevuta

5. Offerta di me stesso a Dio

6. Richiesta di rimanere nella grazia


Quando troverai Dio, in qualsiasi momento, lascia lo schema e ascoltaLo.


Salmo 17
Canto di trionfo
(frammenti)

Ti amo, Signore, mia forza,
Signore, mia roccia, mia fortezza, mio liberatore;
mio Dio, mia rupe, in cui trovo riparo;
mio scudo e baluardo, mia potente salvezza.
Invoco il Signore, degno di lode,
e sarò salvato dai miei nemici.
Mi circondavano flutti di morte,
mi travolgevano torrenti impetuosi;
già mi avvolgevano i lacci degli inferi,
già mi stringevano agguati mortali.
Nel mio affanno invocai il Signore,
nell`angoscia gridai al mio Dio:
dal suo tempio ascoltò la mia voce,
al suo orecchio pervenne il mio grido.
Stese la mano dall`alto e mi prese,
mi sollevò dalle grandi acque,
mi liberò da nemici potenti,
da coloro che mi odiavano
ed eran più forti di me.
Mi assalirono nel giorno di sventura,
ma il Signore fu mio sostegno;
mi portò al largo,
mi liberò perché mi vuol bene.
Viva il Signore e benedetta la mia rupe,
sia esaltato il Dio della mia salvezza.
Dio, tu mi accordi la rivincita
e sottometti i popoli al mio giogo,
mi scampi dai nemici furenti,
dei miei avversari mi fai trionfare
e mi liberi dall`uomo violento.
Per questo, Signore, ti loderò tra i popoli
e canterò inni di gioia al tuo nome.
Egli concede al suo re grandi vittorie,
si mostra fedele al suo consacrato,
a Davide e alla sua discendenza per sempre.
Gloria al Padre e al Figlio,
e allo Spirito Santo,
come era nel principio, ora e sempre
nei secoli dei secoli. Amen.


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2 commenti:

fabietto ha detto...

Vi ricordo che a destra, fra le pagine utili, trovate sempre il post "generale" della Meditazione Francescana con lo schema e tutti i passi suggeriti da Fra' Cristoforo

fracris ha detto...

Grazie, Roberta, per averla corretta (tradotta in italiano italiano)! :)