Un momento di preghiera
sul Vangelo
di domenica 1 novembre 2009
(Mt 5, 1-12)
1. Canto per l'esposizione del Santissimo Sacramento
2. Il canto invocativo dello Spirito Santo
3. La preghiera spontanea - con l'acclamazione Vieni Spirito Santo
4. Conclusione - p. Cristoforo
5. La traccia audio - Le beatitudini proclamate dal papa Giovanni Paolo II, un uomo che le ha contemplate, vissute, annunciate.
Dal Vangelo secondo Matteo
In quel tempo, vedendo le folle, Gesù salì sul monte: si pose a sedere e si avvicinarono a lui i suoi discepoli. Si mise a parlare e insegnava loro dicendo:
«Beati i poveri in spirito,
perché di essi è il regno dei cieli.
Beati quelli che sono nel pianto,
perché saranno consolati.
Beati i miti,
perché avranno in eredità la terra.
Beati quelli che hanno fame e sete della giustizia,
perché saranno saziati.
Beati i misericordiosi,
perché troveranno misericordia.
Beati i puri di cuore,
perché vedranno Dio.
Beati gli operatori di pace,
perché saranno chiamati figli di Dio.
Beati i perseguitati per la giustizia,
perché di essi è il regno dei cieli.
Beati voi quando vi insulteranno, vi perseguiteranno e, mentendo, diranno ogni sorta di male contro di voi per causa mia. Rallegratevi ed esultate, perché grande è la vostra ricompensa nei cieli».
6. Riflessione
Gesù-Creatore proclamando le Beatitudini evangeliche crea in noi un uomo nuovo, un cristiano, un seguace di Cristo, un uomo plasmato dall'amore per amare, un uomo a somiglianza di Dio, un uomo liberato dall’ orgoglio, un uomo umile, unito a Cristo crocifisso e risorto.
Bisogna rinascere dallo Spirito Santo. Bisogna che muoia in noi un uomo vecchio, che ha paura di morire, di essere umiliato, sfruttato. Bisogna che rinasca un uomo bello, libero, radiante dell'amore di Dio.
Cogliere le Beatitudini vuol dire lasciarsi plasmare da Gesù; vuol dire abbandonare la paura di essere desolato, emarginato, affidandosi totalmente a Dio; vuol dire ricominciare un cammino, magari interrotto o magari mai iniziato. Cogliere le Beatitudini vuol dire cogliere Gesù stesso e diventare alter Christus, come lo divenne San Francesco d'Assisi.
7. Canto francescano "Dolce sentire" oppure altro idoneo.
8. Dalle "Ammonizioni" di San Francesco d'Assisi
Beati i poveri di spirito, perché di essi è il regno dei cieli (Mt 5,3). Ci sono molti che applicandosi insistentemente a preghiere ed uffici, fanno molte astinenze e molte mortificazioni nei loro corpi; ma per una sola parola che sembra ingiuria della loro persona, o per qualsiasi altra cosa che è loro tolta, scandalizzati, tosto si irritano. Questi non sono poveri di spirito, poiché chi è veramente povero di spirito odia sé (cfr. Lc 14,26) e ama quelli che lo percuotono nella guancia (cfr. Mt 5,39).
Beati i pacifici, poiché saranno chiamati figli di Dio (Mt 5,9). Sono veri pacifici quelli che di tutte le cose che sopportano in questo mondo, per amore del Signore nostro Gesù Cristo, conservano la pace nell'anima e nel corpo.
Beati i puri di cuore, poiché essi, vedranno Dio (Mt 5,8). Puri di cuore sono coloro che disprezzano le cose terrene e cercano le celesti e non cessano mai di adorare e di vedere il Signore Dio vivo e vero con cuore ed animo puro.
Beato quel servo che non si inorgoglisce del bene che il Signore dice e opera per mezzo di lui, più di quello che dice e opera per mezzo di altri. Pecca l'uomo che vuol ricevere dal suo prossimo più di quanto non voglia dare di sé al Signore Dio.
Beato l'uomo che sostiene il suo prossimo nelle sue debolezze come vorrebbe essere sostenuto dal medesimo, se fosse in caso simile.
Beato il servo, che non si ritiene migliore, quando è onorato e esaltato dagli uomini, di quando è ritenuto vile e semplice e disprezzato, poiché l'uomo quanto vale davanti a Dio, tanto vale e non più.
Beato il servo che sopporta così pazientemente da un altro la correzione, le accuse e i rimproveri come se li facesse da sé. Beato il servo che, rimproverato, benignamente tace, rispettosamente si sottomette, umilmente confessa e volentieri ripara. Beato il servo che non è pronto a scusarsi e umilmente sostiene la vergogna e la riprensione per un peccato, mentre non ha commesso colpa.
Beato il servo che saprà tanto amare e temere il suo fratello quando è lontano come se fosse presso di sé, e non dirà dietro le spalle niente che con carità non possa dire in faccia a lui.
9. Canto "Mio rifugio sei tu"
10. Dall’opera Itinerario della mente a Dio di San Bonaventura da Bagnoregio (+1274), figlio spirituale di San Francesco.
Beato l’uomo che ha riposto in te il suo sostegno e che dalla valle di lacrime, in cui lo hai posto, ha deciso di ascendere verso di te (Sal 83, 6).
Poiché la beatitudine non è che il godimento del Sommo Bene, e il Sommo Bene è sopra di noi, nessuno può giungere alla beatitudine se non trascende sé stesso, non con il corpo, ma con lo spirito. Ma non possiamo elevarci sopra di noi se non a causa di una virtù superiore. Qualunque siano le disposizioni interiori, queste a nulla valgono senza l’aiuto della grazia divina. Ma questa è concessa solo a coloro che la chiedono con tutto il cuore, con umiltà e devozione, e cioè a coloro che in questa valle di lacrime si rivolgono a Dio con preghiera fervente. È questa il principio e la sorgente della nostra elevazione. Per questo Dionigi, nella sua Teologia Mistica, volendoci istruire sui rapimenti dell'anima, premette a ogni cosa la preghiera.
Preghiamo dunque, e diciamo al Signore Dio nostro: Conducimi, o Signore, nella tua via e io camminerò nella tua verità. Si rallegri il mio cuore nel temere il tuo nome (Sal 85, 11).
11. Domande per la riflessione personale (5-10 minuti)
Quali pensieri ha suscitato in me questa Parola?
In quale frase mi sono ritrovato, quale sento più "mia", in che cosa sento il "beato te"?
Quale, invece, mi manda in crisi e mi fa resistere alla Parola?
Spogliati davanti al Signore dai tuoi vantaggi e dalle tue paure. Che ci pensi Lui. Lasciati guidare.
12. Canto "Cosa offrirti"
13. La preghiera spontanea di ringraziamento, con l'acclamazione Ti ringraziamo Signore
15. Canto "Cristo Re"
16. Commento prima della benedizione
La benedizione liturgica viene celebrata nascosta sotto la forma della croce. Cogliere la benedizione vuol dire cogliere la croce, lasciarsi crocifiggere, lasciarsi uccidere. Da chi? Dall'amico che mi tradisce, dal padre prepotente, dalla madre assente, dal professore esigente, dall'avversario nella discussione, dalla persona che giudico. Morire per un'altra persona vuol dire guadagnarla invece di vincerla. Guadagnarla, come Gesù mi ha guadagnato attraverso la sua Croce, aspra e gloriosa insieme.
17. La benedizione col Santissimo Sacramento, reposizione.
18. Canto finale "Il canto dell'amore"
19. La riflessione dopo riflessione
"Benedire" significa "dire bene".
"Maledire" significa "dire male".
Se Dio ci benedice, vuol dire che dice bene di noi: è contento, approva ciò che stiamo facendo.
Questo è il sogno di ognuno di noi: avere il favore di Dio! Avere Dio dalla nostra parte.
In fondo: "Se Dio è per noi, chi sarà contro di noi?" (Rom 8,31).
Se ci comportiamo male, sarà difficile che Dio approvi. Possiamo chiedere tante volte la Sua benedizione, ma sarà dura fargli cambiare idea.
La benedizione spesso contiene i verbi al congiuntivo, non all'indicativo: ti benedica, ti protegga, faccia brillare, ti sia propizio, rivolga, ti conceda... Anche nella liturgia si dice sempre "Vi benedica Dio onnipotente...", oppure "il Signore sia con voi", oppure "Dio onnipotente abbia misericordia, perdoni, vi conduca"... Perché questi verbi passino all'indicativo è necessario il "sì" dell'uomo a Dio. Perché questi desideri di Dio su di te (e Dio desidera benedirti!) divengano realtà c'è bisogno di te. Solo tu puoi rendere possibile questa benedizione.
Benedire non è qualcosa di automatico, e neppure un gesto magico. É il sigillo e l'approvazione che Dio pone sulle nostre scelte, sulla nostra vita, vissuta rettamente, secondo la sua Parola. É Dio che ti dice: "Così va bene". Anche se gli altri ti mettono i bastoni tra le ruote, o ti maledicono, o ti allontanano.
Oggi ci vorremmo porre una domanda molto importante: "Signore, Tu cosa dici di me?".
Noi spesso ci chiediamo cosa gli altri dicono di noi. Ci teniamo tanto che parlino bene, che ci... benedicano! Siamo più preoccupati della benedizione degli uomini, che di quella di Dio.
Chi cerca la benedizione degli uomini è sempre agitato, in ansia, preoccupato. Ma chi cerca la benedizione di Dio è tranquillo e sereno: vive nella pace.
Ecco: la pace è il frutto di una vita benedetta da Dio, di una vita di cui Dio dice bene.
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